Buonsalve! Questo
racconto è ispirato a quello che è successo ieri a Roma, davanti a palazzo
Chigi. Un modo per esprimere la mia solidarietà per i carabinieri feriti e per
far capire cosa penso a riguardo (e spero davvero che si capisca anche che non
ho scritto questo racconto per fare polemica o sfruttare quanto è accaduto).
Dovere verso il paese
(racconto n.241)
Mark era un
poliziotto ormai da diversi anni. Con un ottimo stato di servizio, aveva sempre
fatto il suo dovere anche quando questo comportava il mettere in pericolo la
propria incolumità e questo perché aveva sempre nutrito un profondo amore per
il proprio paese. Per lui fare il
poliziotto non era solo un lavoro, ma un dovere. Certo le cose non andavano bene purtroppo. La
crisi economica e un governo forse troppo egoistico e poco attivo avevano
portato a un clima di tensione e insicurezza.
Nonostante questo però lui continuava ad avere fiducia in esso e in ciò che
esso rappresentava. Per questo forse fece fatica d accettare ciò che accadde il
giorno in cui la sua vita cambiò per sempre.
Era stato
assegnato alla sorveglianza dell’ingresso di un centro congressi in cui le alte
cariche dello stato si sarebbero riunite per
discutere in una conferenza dei problemi del paese. All’inizio andò
tutto bene poi però la sua attenzione venne catturata da un uomo che si stava
facendo avanti con una mano nascosta sotto la giacca e il volto teso.
Quando i
loro sguardi si incrociarono in lui suonò un campanello di allarme. Si mosse in
tempo per evitare di essere colpito in pieno petto dal proiettile che l’uomo
sparò un attimo dopo, ma un dolore acuto al braccio lo stordì per un lungo
istante. Tutto si svolse a una velocità
estrema. La sensazione del sangue che
gli colava dal braccio, il rumore degli spari attorno a lui e poi l’immagine
dell’uomo a terra, anch’esso ferito. Mark non ricordava nemmeno di essersi
mosso. Agì, fece di tutto per evitare
che altri venissero feriti poi, in un attimo, perse i sensi.
Giorni dopo,
in ospedale, venne a sapere che si era tratto del gesto di uno squilibrato, un
pazzo la cui follia era esplosa improvvisa e imprevedibile. A lui però quella versione non convinceva.
C’era qualcosa nello sguardo di quell’uomo che andava ben oltre la pazzia:
c’era disperazione. Una disperazione e un angoscia che per un attimo lo avevano
bloccato.
Quello
sguardo gli era rimasto dentro e non lo avrebbe lasciato per tutto il resto
della sua vita, più della solidarietà e del sostegno ricevuti da conoscenti,
amici ed estranei. Quello sguardo lasciò un segno dentro di lui. Pur avendo
fatto il suo dovere infatti, Mark aveva
capito una cosa: la rabbia e l’angoscia dell’uomo non era rivolta a lui, ma a
quelli presenti nel centro congressi, ai capi che però non avevano fatto altro
che definirlo un pazzo senza cercare di capire cosa davvero lo avesse spinto a quel gesto. Non avevano
fatto niente se non sprecarsi in parole sdegnate e gesti pieni di buonismo.
Mark sentiva che la sua fiducia era stata minata, ma non il suo senso del
dovere. Avrebbe continuato a fare il poliziotto e avrebbe continuato a fare ciò
che doveva per coloro che rappresentavano la vera essenza del paese: i suoi
abitanti.
1 commenti:
Si capisce anche troppo bene... brava!
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