Buonsalve!
Questo racconto è scritto pensato alla presa di consapevolezza della verità,
non sempre piacevole. L’idea è in parte ispirata al film “The Others”. Spero vi
piaccia ^,.,^
La verità tra le fiamme
(racconto n. 233)
Lilim amava
molto le fiamme. Viveva in una villa dove i camini venivano tenuti
costantemente accesi a causa soprattutto del freddo che imperversava
costantemente all’esterno. Costretta a starsene sempre in casa, Lilim trovava
nelle fiamme una sorta di conforto alla solitudine a cui era costretta.
Nelle fiamme
infatti poteva vedere “loro”.
Non sapeva
chi fossero, ma ogni tanto le capitava di vedere nel fuoco alcuni individui,
persone di cui lei non sapeva niente, ma che comunque l’aiutavano a evadere da quella
monotonia fatta di ricami e letture.
A volte le
capitava perfino di parlare con una di loro. Si chiamava Angeline e aveva un
carattere allegro e spigliato. Passavano ore a parlare mentre ricamavano
davanti a quel camino che sembrava una sorta di porta tra due realtà. Per
Lilim, Angeline era fantastica! Così entusiasta e allegra da coinvolgerla
sempre e trascinarla col suo entusiasmo.
Le
chiacchierate con lei erano diventati gli unici momenti allegri della
giornata. Un giorno Angeline la salutò
in maniera più entusiasta del solito.
- Che
cos’hai? – le chiese Lilim. – È successo qualcosa?
Lei si sedette davanti al fuoco tenendo un
libro poggiato sulle gambe. – Ho trovato il modo di aiutarti.
Lilim
aggrottò la fronte. – Che vuoi dire?
- Devi
ricordare quello che ti è successo, il motivo per cui sei qui. – esclamò Angie
con un sorriso radioso. – Così almeno potrai andare.
La ragazza
non capì di cosa stesse parlando, ma aveva una strana, orribile sensazione. Era
come se le parole dell’amica avessero in qualche modo toccato un nervo
scoperto. Cominciò a sentirsi strana e agitata. – Io… non… di che cosa stai
parlando?
Angie aprì
il libro e si fece improvvisamente serie. – Questo è un diario che ho trovato
nella biblioteca della casa. – iniziò a leggere con voce calma e decisa. - La
mia bambina ormai se n’è andata .Ha sofferto per giorni e giorni su quel letto,
impossibilitata anche solo a muoversi o a parlare. Il suo bellissimo volto era livido e
tumefatto. Quando l’abbiamo trovata era ridotta così male che l’abbiamo
riconosciuta a stento. Mi hanno consigliato di scrivere questo diario per
alleviare il dolore, ma è come se avessi delle lame nella carne.
Non
avrei mai pensato che qualcuno potesse farle una cosa del genere, che potessero
esistere tali mostri. Non posso definirli esseri umani, non posso considerare
persone le bestie che hanno picchiato e torturato la mia bellissima Lilim.
Lilim
deglutì, incapace di dare un senso a ciò che aveva appena ascoltato. – Io… non
capisco… non riesco a…
Il volto di
Angie si fece triste nel rendersi conto che Lilim davvero non capiva di cosa
stesse parlando. – Lil tu sei morta. Sei uno spirito imprigionato su questa
terra.
Fu allora
che i ricordi la travolsero. Ricordò l’orribile sera in cui venne aggredita da
un gruppo di sbandati, le percosse e le violenze, il dolore per le ossa rotte e
le ferite al volto, l’agonia di quelle ultime giornate prima di spegnersi e
poi… poi si era semplicemente ritrovata in quella casa a ripetere di continuo gli
stessi, monotoni gesti come se fosse una prigione dalla quale non poteva, o non
voleva, scappare.
Una lacrima
le scese lungo la guancia.
- Sta
tranquilla, Lil. – la rassicurò Angie. –Ora che sai la verità potrai farcela a
passare oltre. Io sarò con te fino alla fine.
Lilim
sorrise di rimando. Non sapeva perché, ma nonostante gli orribili ricordi della
sua morte, adesso che sapeva la verità si sentiva stranamente, profondamente
serena.