Buooooooooooooona
domenica!!!
L’ispirazione per questo racconto mi è venuta da One Piece. Al
momento sto leggendo il manga e devo dire che me ne sono davvero innamorata! Ve
lo immaginate Ruffy in una realtà come la nostra? Io decisamente no. Per me
cercherebbe sempre e comunque di vivere come un pirata libero e spensierato.
^,.,^
L'incubo
(racconto n.44)
Svegliarmi
ogni mattina è una vera tortura. Una volta aperti gli occhi mi ritrovo a fare
sempre le stesse cose. Una colazione ingurgitata in tutta fretta a base di caffè
e toast, una doccia veloce e poi via al lavoro. Ogni giorno, nella mi auto di
lusso, mi faccio largo tra le strade trafficate con addosso un completo firmato
per mostrare agli altri il mio status, quello che faccio, ma che non ha mai
corrisposto a quello che sono.
Puntualmente,
arrivo nello studio in cui lavoro, pieno di avvocati come me che pensano di
ottenere una vita perfetta passando dodici ora al giorno a difendere criminali
e individui spregevoli.
Una
volta anch’io ero sicuro che sarebbe andata così. C’è stato un periodo in cui
credevo che quel lavoro mi avrebbe portato al successo e quindi alla felicità.
Il
successo è arrivato. La felicità no.
A
che serve svegliarsi ogni mattina con la consapevolezza che tutto sarà
esattamente uguale al giorno prima? A
che scopo avere dei principi se poi finisci con l’aiutare chi li calpesta?
La
gente pensa che io sia un uomo realizzato, ma la verità è che sono solo un
individuo che si è adattato a ciò che il mondo aveva da offrirgli.
Certo
poteva andarmi molto peggio. Infondo sono un privilegiato delle circostante.
Almeno il vendere la mia morale mi ha portato a una vita comoda, senza
preoccupazioni o difficoltà economiche. Eppure ho l’impressione che ci sia
qualcosa di profondamente sbagliato in tutto questo, come se fossi stato
catapultato all’improvviso nella realtà di qualcun altro.
Mentre
nell’ascensore aspetto di arrivare al mio piano, un fastidio al braccio mi
costringe a sollevarmi la manica. Non ricordo quando ho fatto quel tatuaggio, un
sole al centro del quale spiccava un teschio bianco con due ossa incrociate
sotto di esso.
Le
porte dell’ascensore si aprono, facendomi sussultare. Rimetto a posto la manica
e mi guardo attorno. Solo allora realizzo con orrore che tutti gli uomini
attorno a me hanno il mio stesso volto, come se decine di miei sosia avessero
iniziato a vagare per lo studio, stremati da un’esistenza che non appartiene
loro.
Richard
si svegliò di soprassalto nella sua cabina.
Aveva
il corpo bagnato di sudori freddi e la mente confusa. Non ricordava molto dell’incubo
che aveva avuto, ma era certo che fosse terribile. Immagini confuse di strani
oggetti ed enormi palazzi gli balenavano nella testa come se qualcuno ce li
avesse infilati a forza. Si scosse e si alzò vestendosi in tutta fretta.
Quando
uscì l’odore del mare lo avvolse, trasmettendogli subito un profondo sollievo. Gli
uomini, già al lavoro, lo salutarono con rispetto.
Dopo
aver risposto al saluto, alzò lo sguardo verso il Jolly Roger che svettava
sulla sua nave. Era stato solo un brutto sogno.
Lui
era e sarebbe rimasto per sempre un uomo libero.
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