Buonsalve amici!
Il racconto di oggi é nato da una riflessione fatta ieri durante Portici di Carta. Passando davanti allo stand del Lupo Rosso, tre peppie di veneranda età hanno iniziato a commentare il modo in cui io e Daze eravamo vestite. Mi ha scocciato davvero tanto rendermi conto ancora una volta che, per quanto uno possa fare e per quanto lontano uno possa arrivare, la gente continuerà comunque a giudicarmi solo da come appaio. Beh, sapete che vi dico? Da oggi ogni volta che qualcuno mi guarderà storto me ne fregherò altamente e mi limiterò a rivolgergli un sorriso e uno strafottente cenno del capo. ^,.,^
Cio che é e non appare
(racconto n.38)
Beth sapeva quello che la gente pensava di lei.
Aveva trent'anni, lunghi capelli neri, pelle diafana e una passione per abiti in stile gothic.
Da sempre amava indossare lunghe gonne nere in pizzo, corpetti o maglie scure e stivali dalle zeppe alte e pesanti.
Anche in una città come Seattle la gente non faceva che guardarla in malo modo. Le donne la squadravano come se fosse una poco di buono, una delinquente che avrebbe fatto meglio a fare qualcosa della sua vita piuttosto che continuare ad andarsene in giro conciata a quel modo.
Gli uomini invece... Beh i loro ammiccamenti la dicevano lunga.
Alla ragazza però quelle occhiate non i portavano. Beth era felice della sua vita e di quello che faceva, ma soprattutto amava vestirsi in quel modo.
Gli altri potevano pensare quello che voleva. Non avrebbe mai saputo quanto valeva veramente, quanto aveva faticato e si era impegnata per realizzare i propri desideri.
La vita non era mai stata facile per lei. Suo padre se n'era andato quando aveva pochi mesi e sua madre aveva tentato il suicidio quando aveva solo dieci anni.
L'aveva trovata nel salotto con i polsi tagliati.
Non sapeva come, ma Beth aveva trovato la forza per chiamare i vicini, salvandola appena in tempo.
Tre anni dopo sua madre era riuscita a raggiungere il suo scopo. Per Beth erano iniziati degli anni duri, ma alla fine era riuscita a superarli. Gli sguardi di pietà e di biasimo che si era sempre sentita rivolgere non le avevano mai impedito di lottare.
Anche adesso che stava andando di corsa verso l'ospedale, le occhiate delle persone attorno a lei non riuscivano in alcun modo a toccarla.
Entrò con passo deciso tra i medici e i pazienti, tenendo la testa alta e mantenendo uno sguardo sicuro.
- Buongiorno dottoressa.
Beth salutò le infermiere e corse subito a cambiarsi.
Mise da parte gli stivali, le gonne in pizzo e le magliette scure per indossare il camice come ogni giorno.
Mezz'ora dopo era già in sala operatoria, pronta a operare.
- Forza ragazzi, - disse al suo staff. - vediamo di salvare anche oggi qualche vita.
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