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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Vita da gatta

domenica 23 settembre 2012

Buona domenica a tutti!
Il racconto di oggi é in parte ispirato a Piuma, la mia gatta. L'ho trovata quando non aveva nemmeno un mese a Padova e per un bel po' di tempo abbiamo condiviso casa e vita. Purtroppo a causa di alcuni problemi ho dovuto darla a mio padre, ma credo che adesso se la stia cavando più che bene.
Ora é in compagnia di altre splendide gatte e di certo sa come passare il  tempo. ^,.,^

Vita da gatta
(racconto n. 23)

Piuma aveva sempre trovato gli esseri umani davvero bizzarri. Erano grossi, goffi e si preoccupavano sempre troppo per qualsiasi cosa. Non sapevano proprio come godersi la vita. Non che la sua vita da gatta fosse facile. Insomma era snervante dover far sempre affidamento sui suoi umani per qualsiasi cosa. Per esempio se voleva da mangiare doveva aspettare che loro si decidessero a lasciarle il cibo nella sua ciotola o a regolare gli appositi distributori. Poi era costretta ad alzarsi per andare a sfamarsi alla suddetta ciotola.
Una vera insolenza considerato tutto quello che lei faceva per loro. Ogni volta che avevano voglia di elargire grattini, dava loro soddisfazione con un mare di fusa e con la sua sola presenza contribuiva a dare a tutto un aspetto più  aggraziato.
Doveva ammetterlo però, col tempo si era affezionata a quegli umani. Certo all'inizio era stato un trauma abituarsi alla loro presenza.  Era ancora cucciola e si era da poco separata dalla mamma quando la portarono in quella specie di tana. In un primo momento si era spaventata, ma pian piano aveva cominciato a capire a cosa servissero gli strani oggetti che la decoravano.
C’erano due cucce principali in quella dimora: una era larga e morbida, situata nella stanza dove erano soliti perpetrare in maniera vergognosa i loro riti di accoppiamento. Pensate che non l’avvertivano nemmeno prima di cominciare, tanto che a volte si era ritrovata ad assistere alle loro effusioni senza volerlo. La seconda era una cuccia un po’ più piccola che i suoi umani usavano per fissare una strana grossa scatola posta su uno dei tanti tiragraffi in legno della gatta.
Ovviamente tutte quelle cucce erano in comodato d'uso. Piuma permetteva loro di usarle in alcuni momenti, ma si riservava il diritto di usufruirne come e quando credeva. Il difficile veniva quando i 
loro orari di usufrutto coincidevamo con le sue pennichelle. Gli umani facevano un po' di storie per quello, ma alla fine era sempre lei a spuntarla e a ottenere i posti migliori. La gatta comunque non 
capiva cosa avessero da lamentarsi tanto. Spesso lei gli portava perfino dei regali. Offriva piccoli topi o lucertole morte solo per far capire loro che in fondo non erano poi così inutili. Anche se doveva 
ammettere che lo faceva più per piacere che per cortesia.
Il momento della caccia era davvero esaltante per lei. Si sentiva libera, forte e potente come non mai.
 Quando cacciava non aveva freni.
I suoi umani però non sembravano gradire molto i suoi regali e continuavano a sgridarla per ogni minima sciocchezza. Quegli ingrati! Non capivano quanto la sua presenza fosse preziosa per la loro
tana. Oltre ad abbellirla e a infonderle un senso di regalità, lei contribuiva a far sì che tutto fosse a posto, dai tiragraffi in legno alle cucce, dai dispensatori di cibo alla lettiera. Era lei che ne testava il 
corretto funzionamento, non loro.
Ma come poteva pretendere che capissero. In fondo erano solo umani domestici.

Pubblicato da Unknown alle 11:36  

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