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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Born to be Killer

sabato 22 settembre 2012

Buonsalve!
Questo è un racconto nato ieri sera, mentre guardavo i Vendicatori. Adoro quel film! credo di essermelo visto almeno cinque volte per ora! XD


Born to be Killer
(racconto n. 22)

Ricordo ancora la prima volta che ho ucciso un uomo.
Ero una bambina, vivevo con una zia il cui unico interesse sgorgava dal collo di una bottiglia. Non credo fosse una persona cattiva. Il fatto è che viveva attaccata al rimpianto di una vita che non avrebbe mai più potuto avere.
In poco tempo aveva perso marito e lavoro e si era ritrovata a carico una nipote che non aveva mai voluto.
Quando la situazione economica divenne disperata, la cara zia decise che era arrivato il momento anche per me di guadagnare qualcosa per la “famiglia”.
Ero in camera mia quando quell'uomo arrivò. Unto e maleodorante, mi si avvicinò con un sorriso marcio.
Dentro di me non provavo niente, né paura né agitazione. Ero fredda e distaccata. Non sapevo perché, ma nel momento in cui avevo avvertito il pericolo ogni emozione dentro di me si spense. Quando allungò una mano per toccarmi, la mia era già stretta sulla lampada poggiata accanto al letto.
Non ero molto forte, ma il mio istinto mi guidava bene. Sapevo dove e come colpire per impedirgli di farmi del male.
Entrata in stanza, mia zia vide solo il cadavere dell'uomo e me, riversa nel suo sangue. Vederla dare di matto mi strappò un sorriso.
Peccato che non potessi godermi la scena come si deve. Appena si mise a urlare scappai dalla finestra.
Mi ci volle un po' per capire davvero la situazione in cui mi ero cacciata. Avevo dieci anni, eroda sola, per la strada e avevo ucciso un uomo.
Stranamente però continuai a non avere paura. In qualche modo sapevo che ce l'avrei fatta.
Vissi tre anni in strada, sopravvivendo solo con le mie forze, nascondendomi per non essere trovata dalla polizia che di certo mi stava cercando.
Avevo tredici anni quando loro mi trovarono.
Non la polizia, ma qualcuno al di sopra di essa. Mi addestrarono, insegnandomi a gestire il mio talento, a incanalare quel piacevole gelo che mi aveva avvolta durante quel primo omicidio e a trasformarlo nella mia forza.
Da allora uccidere divenne il mio mestiere.
Oggi per il mio paese, domani per colui che mi darà la possibilità di continuare a farlo.
In fondo quando trovi quello per cui sei nata non importa come o per chi lo fai.
E quando lo fai dannatamente bene perché fermarsi?


Pubblicato da Unknown alle 12:49  

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