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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Libero di essere me stessa

giovedì 20 settembre 2012

Buonsalve amici, 
premetto che il titolo del racconto non è sbagliato. Ne capirete il senso leggendo il racconto nato da una serie di riflessioni su quanto sia difficile, a volte, sentirsi liberi di essere se stessi.


Libero di essere me stessa
(racconto n.20)

Non so chi tu sia né in quale strano e lontano mondo tu sia nato. Non conosco niente di te e della tua vita, ma se sceglierai di continuare a leggere, tu saprai ogni cosa della mia.
Sono nato in un luogo dove la natura viene manipolata e programmata. Tutto deve essere controllato per impedire il crollo di un pianeta ormai in bilico. Un mondo che la nostra stessa razza ha quasi distrutto.
Perfino le nascite vengono rigorosamente controllate.
Nel momento in cui una donna viene ingravidata, infatti, le viene somministrato un siero che altera la formazione del sesso del nascituro.
Per questo quando nasciamo siamo androgini. Passiamo i primi anni della nostra esistenza senza un’identità sessuale finché, dopo una serie di test accurati, la Commissione di Attribuzione non decide quale sarà il nostro ruolo nella società.
È in base a quel ruolo che ci viene somministrato l’ormone che ci permetterà di diventare maschi o femmine.
Con me però è stato diverso. Io sono quello che può essere classificato come “errore di primo livello”.  La mia nascita infatti non era programmata nei database governativi.
Quando scoprirono della mia esistenza ero già sviluppato sufficientemente da permettere a mia madre di far applicare le leggi antiaborto.
Nessuno sapeva però che la somministrazione ritardata del siero avrebbe avuto delle conseguenze.
La mia vita procedette in maniera piuttosto normale fino a quando non mi assegnarono alle miniere di estrazione. Ero stato scelto per essere un maschio e passare la mia vita a scavare la terra alla ricerca di minerali fossili.
Quando conobbi i miei nuovi compagni di lavoro, mi resi conto che qualcosa nel progetto di controllo non aveva funzionato. La mia diversità era evidente.
Certo ero un uomo in tutto e per tutto, eppure il mio aspetto androgino non era mutato molto. Fu allora che  incontrai  per la prima volta Marius.
Quello fu il momento più importante della mia vita. Il momento in cui capii che non avrei mai potuto esistere senza di lui. All’inizio non riuscivo a spiegarmi cosa mi stesse accadendo, perché provavo questi sentimenti che molti avrebbero definito “innaturali”. Poi, fu lo stesso Marius a farmi capire, quando rivelò di provare il mio stesso sentimento. Quel corpo maschile che mi avevano dato, quella forma che secondo loro sarebbe stata quella più congeniale per me, non mi apparteneva.
La mia natura non era quella di un uomo.
Furono anni felici, in cui ci amammo di nascosto senza dover rendere conto a nessuno se non a noi stessi. Vivevamo di momenti rubati che valevano più di una vita intera.
Alla fine però la nostra realtà ci travolse.
Nel momento in cui ci imposero una compagna per la riproduzione, la verità venne alla luce. Stanchi di nasconderci e di mentire, ci opponemmo a quelle unioni forzate.
Marius venne preso per primo. Io, non so come, riuscii a fuggire.
Quanta vergogna provai nel momento in cui assistetti alla sua esecuzione pubblica. Non riuscivo a perdonarmi di essere scappato abbandonandolo alla morte.
Ormai però non manca molto. Loro stanno venendo a prendermi e quando arriveranno di me non resterà che questa lettera.
Spero che tu possa capire perché non abbiamo voluto piegarci. Spero che in qualche modo la nostra vita possa dare a te il coraggio di essere ciò che sei e di amare chiunque il tuo cuore ti porti ad amare.
Per quel che mi riguarda mi avvicino alla fine con un sorriso perché per pochi anni, nonostante tutto, sono stato libero di essere me stessa.


Pubblicato da Unknown alle 14:28  

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