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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Le amiche a volte si rompono

martedì 4 settembre 2012

Buonsalve amici!
Vi è mai capitato di fare un guaio, un grosso guaio, a causa di una vostra ingenuità?
A me sì, purtroppo. Certe volte tendo ad essere davvero sbadata e a combinare pasticci che a volte faccio davvero fatica a riparare. Fortunatamente sono sempre state cose su cui ho potuto poi riderci su (tipo inondare il tavolo di late per cercare di pulire alcune cocce cadute sulla tovaglietta della colazione). Può succedere però che l'ingenuità porti anche a far del male a qualcuno e allora diventa un po' più difficile scherzarci sopra.
Per questo mi è venuta in mente la storia di Lilin, fatina un po' TROPPO ingenua, forse davvero pazza come dicono le altre fate dei boschi.



Le amiche a volte si rompono
(racconto n.4)

Mi chiamo Lilin e sono una fatina dei boschi.  Non vi dirò in quale foresta vivo (sono timida e ci tengo alla mia privacy), ma voglio rivelarvi la mia più grande passione: fare amicizia e giocare con gli esseri umani. Peccato che loro si rompano subito e se ne vadano, costringendomi a cercare nuove amicizie.
Le altre fatine dicono che sono pazza, ma che c’è di male a voler socializzare?
Anche questa mattina ho fatto amicizia con un essere umano. Era una ragazza molto simpatica che, dopo il primo momento di diffidenza, si è rivelata essere molto socievole.
Prima ci siamo fatte una passeggiata nei boschi.
La mia amica sembrava un po’ intimorita e volevo che si sentisse a suo agio. Mi sono limitata a svolazzarle attorno mentre lei, meravigliata, osservava la foresta e gli animali che ci venivano incontro.
Quando la vidi più serena la presi per la maglia e la sollevai da terra.
Noi fate saremo pure piccole, ma riusciamo a trasportare un essere umano con estrema facilità. Appena la sollevai, la mia nuova amica iniziò a strillare.
Strillava così forte che non riuscivo a capire se fossero urla di entusiasmo o di paura. Quando fui abbastanza in alto e lei si fu calmata (aveva smesso di urlare sebbene continuasse a ripetermi di farla scendere) decisi di dare inizio al mio gioco preferito. Io lo chiamavo “La Discesa.”
Lasciai andare l’umana gettandomi a mia volta in picchiata.
Lo scopo del gioco ovviamente era arrivare per primi a terra. Purtroppo non avevo ancora mai vinto e nemmeno quella volta ci riuscii. Quando raggiunsi la mia amica, lei se ne stava a terra, ricoperta di uno strano liquido appiccicoso. Rimasi per un attimo a guardala sentendo le lacrime salirmi agli occhi.  
Non era giusto! Anche lei si era rotta come tutti gli altri.
Le diedi due colpettini col piede, ma quando capii che non si sarebbe mossa mi allontanarmi sconsolata.
Peccato. Avrei dovuto trovarmi un’altra amica.
Non è che qualcuno di voi ha voglia di giocare con me?


Pubblicato da Unknown alle 11:30  

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