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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Il lavoro per noi è un lusso

venerdì 28 settembre 2012

Buonsalve amici
il racconto di oggi ha un significato molto importante perché parla di una situazione che forse non tutti conoscono: attualmente, 600 persone rischiano il posto per via della possibile chiusura/vendita della divisione Italiana della catena di negozi FNAC.  Per mesi i dipendenti sono rimasti nell'incertezza e ancora oggi non hanno idea di che ne sarà di loro e se, a fine anno, avranno ancora un lavoro.
Riporto qui il link del gruppo facebook e quello della petizione "SALVIAMO FNAC" che vi invito con il cuore a firmare: 

https://www.facebook.com/salviamofnac
http://firmiamo.it/salviamo-fnac


Il lavoro per noi è un lusso
(racconto n.28)

Fin dall'inizio Andrea si era ritenuto fortunato ad aver trovato quel lavoro. Molti danno poca importanza al lavoro dei commessi, soprattutto quelli dei reparti videogiochi delle grandi catene come quella in cui lui era stato assunto, ma lui era bravo in quello che faceva e i clienti che gli chiedevano consiglio se ne accorgevano sempre ed era quella la cosa importante. Certo gli orari erano estenuanti e la paga non proprio esorbitante, ma alla fine riusciva comunque a tirare avanti. Col tempo, il negozio in cui lavorava si era rivelato essere un piccolo mondo a parte.
Aveva trovato amici sinceri e compagni di risate, ma anche insopportabili rompicoglioni o arpie acide tanto brave a giudicare quanto a fare ciò di cui accusavano gli altri.
Col tempo aveva visto nascere storie importanti sfociate poi in splendidi matrimoni o incontrato persone di passaggio in quello che era un ambiente lavorativo vario e complesso.
E i clienti poi! Quanto ne aveva visti!  Amanti dei videogiochi o della lettura, delle ultime tecnologie o del cinema passavano tra quegli scaffali parlando delle proprie passioni, scambiando opinioni ed esperienze con lui e gli altri commessi o anche solo con altri clienti o amici in un crocevia di vite che aveva del meraviglioso.
Per quanto snervante e soffocante potesse essere a volte, quel posto pulsava di vita e arte, di passione e cultura.
Spesso Andrea si era ritrovato a sorridere e a pensare che in fondo gli sarebbe potuta andare molto peggio.
O almeno aveva sorriso finché non gli avevano dato la notizia: presto la loro intera catena di negozi in Italia avrebbe potuto chiudere. Da un giorno all'altro, lui e altre 600 persone avrebbero rischiato di perdere il lavoro.
Da quella comunicazione passarono nove mesi, un inferno di incertezza in attesa di sapere cosa ne sarebbe stato di loro. I grandi capi lassù se la prendevano comoda, non pensavano a cosa sarebbe potuto accadere ai giovani dipendenti che avevano provato a crearsi un futuro con un mutuo o a quelle coppie, che lavorando insieme, avrebbero perso ogni sostentamento per loro e i propri figli. Senza quel lavoro molti, lui compreso, avrebbero rischiato di perdere tutto.
Andrea sapeva però che non era disperandosi che avrebbero avuto una risposta. Dovevano fare qualcosa.
Iniziò pian piano, una città alla volta.  Roma, Milano, Torino, ovunque ci fosse una sede della loro catena di negozi i dipendenti cominciarono a far sentire la loro voce attraverso pacifiche manifestazioni. Perfino su diversi social network nacquero iniziative atte a far conoscere e comprendere la delicata situazione in cui si trovavano. Presto migliaia di altre voci si sarebbero unite alla loro protesta, alla semplice richiesta di sapere cosa ne sarebbe stato di quelle 600 persone, di quelle 600 famiglie. Forse quelle voci avrebbero smosso più di una coscienza, forse avrebbero ricordato a chi fingeva di non ascoltare che il lavoro non era solo un lusso. Era la possibilità di una vita dignitosa.


I dipendenti della FNAC di Torino manifestano a piazza Vittorio

Pubblicato da Unknown alle 11:58  

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