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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

La bellezza muta

venerdì 7 settembre 2012


Buonsalve amici!
Il racconto di oggi è nato alle sei di mattina di un paio di giorni fa. 
Me ne stavo a letto con gli occhi a palla, cercando disperatamente di riprendere sonno, quando all'improvviso, nel silenzio generale, ho sentito un inquietante rumore di passi provenire dalla strada.
Ecco devo dire che sul momento un po' di strizza l'ho avuta, però almeno è stata utile ^///^

La bellezza muta
(racconto n.7)

Avevo vent'anni la prima volta che m'imbattei in lei. Fin dal primo momento capii che non c'era niente di più bello a questo mondo.
Cominciai a desiderarla, a cercarla ovunque tra i volti di chi incrociavo nelle strade buie di New York e più andavo avanti, più sapevo di non poter fare a meno di lei.
Anche questa notte avrei fatto di tutto per trovarla.
Vagai a lungo per i vicoli della città, scivolando tra le ombre mentre sentivo l'eccitazione crescere e percorrermi il corpo come una piacevole scarica elettrica.
Erano le due di notte quando sentii il ritmico rumore di passi che si avvicinavano. Mi guardai attorno. Non c'era nessuno.
Sorrisi, fremendo come la prima volta. Presto l'avrei rivista. Presto sarebbe stata di nuovo con me.
La ragazza che apparve sulla strada era molto bella. Indossava dei vestiti semplici, un paio di jeans e una maglietta non troppo aderente. I capelli raccolti mettevano in risalto il viso a forma di cuore.
Mi strinsi contro una parete e lasciai che mi superasse senza accorgersi di me.
Quando mi diede le spalle, un brivido mi fece capire che era arrivato il momento. Misi una mano sotto il cappotto ed estrassi la mia arma.
Strinsi il pugnale lasciando che diventasse un'estensione di me, che mi trasmettesse quella sensazione di onnipotenza che mi pervadeva a ogni incontro con lei.
Uscii dall'ombra, avventandomi sulla ragazza e premendo con forza la mano sulla sua bocca per impedirle di urlare.
Il brivido più intenso arrivò quando la pugnalai per la prima volta. La penetrai  dietro la schiena  poi la girai e colpirla al ventre. Feci un taglio profondo, scavando nella carne, riversando a terra gli organi interni mentre le mani mi s'inzuppavano di sangue dandomi una meravigliosa sensazione di calore.
Quando mi alzai la vidi.
Era china sulla ragazza e mi guardava a sua volta con il sorriso dipinto sul volto scheletrico. Le sorrisi di rimando mentre si alzava per ringraziarmi di quel dono che le avevo fatto.
Mi strinse a sè ed io la baciai con tutta la passione e il trasporto di cui ero capace. Un attimo dopo, però, era già svanita.
Tornai a fissare con disgusto il cadavere maciullato della ragazza ai miei piedi. Come sempre troppo poco. Ero stato con lei troppo poco.
Mi allontanai, in cerca di qualcuno che mi permettesse di trovarla ancora, di riprovare quel brivido meraviglioso avvertito a ogni incontro.
Lei, incorporea, ma reale come poche cose al mondo. Lei che non discrimina e non giudica, che non si può corrompere né ignorare.
Bellissima ed eccitante.
Lei, la morte.


 "La Bella Morte Nera" - Dan Harding

Pubblicato da Unknown alle 15:33  

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