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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

L'unicorno carnivoro

domenica 30 settembre 2012

Buona domenica!
Ecco a voi una favola nella quale senza volerlo (giuro che è così)  ho finito con l'inserire una piccola morale non per i bambini, ma per gli adulti: bisogna sempre dire ai propri figli (o in questo caso nipoti) le cose come stanno. Certo bisogna usare le parole e il modo giusto, ma nascondendo loro certe cose come potrebbero affrontarle nel momento in cui si troveranno a viverle?


L'unicorno carnivoro
(racconto n.30)

C’era una volta una bambina di nome Amelie che viveva in un piccolo villaggio assieme alla nonna.  Fin da quando era piccola, la piccola aveva sempre amato le favole.
Che fossero fate bellissime che danzavano tra i fiori o folletti dispettosi pronti a farti perdere tra gli alberi, era sempre rimasta incantata dalle creature meravigliose delle storie che sua nonna era solita raccontarle. Lei però aveva sempre desiderato poterne incontrare una in particolare: l’unicorno bianco.
Secondo quanto le era stato raccontato infatti, nella foresta abitava un bellissimo unicorno dotato di poteri incredibili. Nessuno lo aveva mai visto. Si sapeva della sua esistenza solo per via di fugaci apparizioni che la creatura faceva ai margini del bosco.
Per anni Amelie aveva fantasticato di poterlo vedere finché, compiuti dodici anni, non decise di andare nella foresta a cercarlo. Si alzò all’alba e partì di nascosto portandosi dietro solo un po’ d’acqua e del pane per la colazione.
All’inizio le ombre cupe della foresta la spaventarono, ma dopo un po’, quando il sole fu più alto, si rese conto di sentirsi molto a suo agio tra gli alberi che avevano fatto da cornice a molte delle sue favole. Le ore passarono senza che Amelie riuscisse a trovare traccia dell’unicorno.
Stanca e demoralizzata, cominciò a pensare che forse si trattava davvero solo di un’animale da favola.
All’improvviso però, con sua grande meraviglia, lo vide: era un cavallo bianco dal portamento fiero e maestoso con un lungo corno argentato al centro della fronte. L’animale si stava abbeverando in una pozza d’acqua, ma alzò subito la testa appena lei fece un passo avanti.
In quel momento Amelie notò  delle macchie scure sul manto candido. Temendo fosse ferito, la bambina si avvicinò con cautela.
Appena riuscì a sfiorarlo però l’unicorno nitrì, mostrando una fila di denti acuminati. La bambina guardò terrorizzata le zanne chiudersi sul suo braccio e strappare un grosso brandello di carne mentre il dolore lancinante le strappava un grido.
Non ebbe nemmeno il tempo di provare a scappare. La creatura la azzannò alla gola, mangiando avidamente un altro pezzo di carne.
Amelie morì, sola e spaventata, ignorando che la nonna,  per non spaventarla, aveva omesso una parte fondamentale della storia dell’unicorno che era solito divorare chiunque gli andasse troppo vicino.




Pubblicato da Unknown alle 11:29  

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