Buonsalve! Ho scritto questo racconto per dimostrare che
bianco o nero, umano o animale, non fa alcuna differenza. I sentimenti sono
universali. Buona lettura!
Questione di colore
(racconto n.253)
Non riesco a capire perché
ce l'abbiano tanto con me. Fin da quando ero piccolo mi hanno fatto del male ed
emarginato solo per il mio colore.
Ricordo che quando ero piccolo qualcuno ha iniziato a
guardarmi male poi, appena ho provato ad avvicinarmi ha iniziato a prendermi a
calci. Ho pianto e pianto con tutta la disperazione di cui ero capace, ma era
come se fossi diventato in qualche modo invisibile. Da allora ho sempre avuto
paura, paura che potessero rifarlo, che potessero farmi ancora del male.
Per fortuna allora c'era mia madre a prendersi cura di me. Mi
ha tenuto al sicuro, curandomi e cercando di farmi passare la paura per le minacce
che avvertivo attorno a me in ogni momento.
Un giorno però
mi portarono via anche lei.
Stavamo camminando insieme quando qualcuno si avvicinò. Si avventarono su di
noi senza che quasi ce ne accorgessimo. La mamma mi spinse via e si mise subito
tra me e loro. Quando la presero scappai, fuggii prima che potessero prendere
anche me.
Non mi allontanai molto perché non volevo perdere mia madre.
Avevo molta paura, non avrei saputo cosa fare senza di lei.
La ritrovai immobile, immersa in un liquido denso. Provai a
scuoterla e a chiamarla, ma lei non si mosse. Non si sarebbe mossa mai più.
Da quel giorno vissi completamente da solo. Crebbi sulla
strada, cercando da mangiare tra i rifiuti e fuggendo ogni volta che qualcuno
provava ad avvicinarmi.
Un giorno però
accadde l'inevitabile e mi ferii gravemente.
Appena capii di non riuscire a camminare, mi resi conto che
presto sarei morto. Ma io volevo vivere, avevo paura e volevo disperatamente
vivere.
Piansi ancora come quella prima volta in cui venni preso a
calci.
- Povero piccolo che ti é
successo? - sentii una voce.
Venni preso dal panico. Cominciai a lamentarmi e ad agitarmi
terrorizzato dall'idea che potessero farmi ancora del male. Non ne potevo più di soffrire.
Inaspettatamente però
sentii una mano accarezzarmi e quel contatto fu stranamente piacevole. Il
panico tornò
quando mi sentii sollevare.
- Sta tranquillo piccolo. Adesso ti porto dal veterinario.
Da quel giorno quell'umano divenne il mio migliore amico. Gli
fui grato per ciò che aveva fatto per me, per non avermi maltrattato solo
perché sono solo un piccolo gatto nero.
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