Abbandono
(racconto n.269)
Ti ricordi la prima volta che i nostri sguardi si sono
incrociati? Io ero piccolo, indifeso, mi ero appena affacciato al mondo e non
sapevo quando crudele e vasto potesse essere. Piangevo, avevo paura eppure tu
mi hai stretto al petto riuscendo a trasmettermi una dolce sensazione di calore
e affetto. Quello stesso giorno mi hai portato a casa donandomi un posto caldo
e accogliente in cui vivere e poter crescere. In quel nido amorevole tu mi hai
nutrito, mi hai aiutato a crescere e mi hai insegnato cos'è giusto e sbagliato.
Ero circondato da tanto affetto e posso dire con assoluta
certezza di essere stato felice allora. Ricordi i giochi fatti insieme? Oltre
alla palla c'era un orsacchiotto che adoravo e che tenevo vicino ogni volta che
andavo a dormire. Aveva il tuo profumo e mi aiutava ad allontanare i brutti
sogni.
E le passeggiate nel parco? Ah, quanto le adoravo! Ogni volta
che avevi una giornata libera e il cielo era limpido andavamo in questo grande
parco per fare una bella passeggiata e giocare. Mi lasciavi correre e sporcare
e tu ridevi con me ogni volta che inciampavo o vedevo qualcosa di nuovo che
spesso mi lasciava perplesso e anche un po' spaventato. Sembravi contenta ogni
volta che stringevo nuove amicizie.
Gli anni sono passati in un baleno e in tutto questo tempo io
ho cercato a mio modo di renderti tutto l'affetto che tu mi hai saputo dare. Ho
tentato di starti vicino e consolarti quando eri triste, di farti sorridere
quando eri arrabbiata... In un modo o nell'altro era come se ci dessimo forza a
vicenda.
E allora perché,
dopo tanti anni, le cose sono cambiate? Perché ho l'impressione che adesso che sono
diventato adulto tu non mi veda più
con gli stessi occhi?
Ho fatto qualcosa di sbagliato? Non sono diventato quello che
tu ti aspettavi? Oppure ti sei stancata di doverti occupare di continuo di me?
Non lo so, ma non posso fare a meno di pormi certe domande
perché
tutta la mia esistenza si é
sempre basata su di te e sul legame nato da quel primo sguardo che mi hai
rivolto quando mi hai portato via dalla mia vera famiglia.
Perché adesso che tremo dal freddo sul ciglio di una strada
continuo a domandarmi perché mi hai spinto via dalla macchina con quell’aria
seccata piena di disgusto. Mi chiedo se mai tornerai a prendermi, a prendere
questo cane indifeso che per tutta la vita ha visto in te non una padrona, ma
un'amica e una madre amorevole.
Non lo so, ma lo spero e, mentre continuo a farmi domande, da
solo, aspetto con ansia il tuo ritorno.
1 commenti:
Io ho ancora in mente quando trovammo abbandonato in un sacchetto uno dei miei gattini... chiuso cosi, in una busta di plastica chiusa... brava <3 <3 <3
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