Buonsalve! Un
racconto sui sensi di colpa e su come a volte una bugia può essere più dannosa
di un’orribile verità.
Il peso della colpa
(racconto n.245)
A volte è
così difficile riuscire a rimediare a un errore che spesso rischiamo di
portarci dentro il peso delle nostre colpe per tutta una vita. Leonard ne era
pienamente cosciente. Perché senza volerlo, una notte era un assassino. Stava
guidando, di ritorno da una cena, quando ebbe un improvviso colpo di sonno che
lo fece sbandare bruscamente. In quel momento sentì solo un tonfo e per un
attimo si convinse di essere solamente passato sopra un sacco della spazzatura.
Un sacco della spazzatura… quando il giorno dopo vide i notiziari e si rese
conto di aver investito un uomo, capì la gravità di ciò che era successo la
notte prima. Passò due intere giornate
chiuso in casa, temendo di sentire da un momento all’altro le sirene della
polizia avvicinarsi all’abitazione. Ma la polizia non arrivò e lui non si
costituì mai.
Scoprì
presto che l’uomo aveva una moglie incinta di sette mesi. Vinto dal senso di
colpa, un giorno avvicinò la donna e col tempo tra loro nacque una storia. Gli anni
passarono e Leonard crebbe il bambino come se fosse suo nel disperato tentativo
di redimersi per averlo privato del padre.
Crescendo
però il piccolo Nick non poté fare a meno di porre domande sul suo vero papà,
su chi fosse e su come fosse morto. Ogni domanda era una stilettata nel cuore
di Leonard che non sapeva come gestire il suo senso di colpa. Più passava il
tempo, più il pensiero di quanto aveva fatto diventava insostenibile.
Poi arrivò
il giorno del diciottesimo compleanno del ragazzo e accadde qualcosa che turbò
profondamente Leonard. Mentre festeggiavano assieme, durante il taglio della torta,
Nick disse solo. – Voi mi avete sempre dato tutto quello di cui avevo bisogno.
Non ho desideri particolari salvo… salvo… Leonard non fraintendere, io ti
voglio bene come se fossi mio padre, ma vorrei… vorrei solo capire perché
l’assassino del mio vero padre quella notte non ha fatto niente per aiutarlo.
Vorrei capire perché se n’è andato lasciandolo semplicemente lì a morire.
Fu allora
che Leonard capì di non poter continuare ancora a mentire. Lasciò che il
ragazzo si godette il suo compleanno e due giorni dopo riunì lui e sua moglie
in salotto.
Soffocato
dal dolore e dal rimorso, raccontò loro tutta la verità vedendo prima lo
sconcerto poi la rabbia, il dolore e l’angoscia dipingersi sui loro volti.
Mentre
parlava, con le sirene della polizia che si avvicinavano alla villa sentì il
peso della colpa sciogliersi. Anche se lo avrebbero odiato, anche se avrebbe
passato la vita in prigione, in un modo o nell’altro era tornato libero.
1 commenti:
Bellissimo racconto e assolutamente vero, non potremo mai eludere la nostra coscienza... Edgar Allan Poe docet! ^________________^
Bravaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa <3
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