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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Il gatto nero

sabato 1 dicembre 2012

Buoooooooooonsalve! Questo racconto è nato pensando a quell’assurda diceria secondo cui i gatti neri portano sfortuna. Sapete perché è nata questa assurda diceria? Perché in passato i gatti neri venivano considerati come gli animali delle streghe e perciò visti come portatori di male (o almeno è così che ho sentito dire). Insomma una vera boiata. Ma se fossimo noi invece a portare sfortuna a loro?

Il gatto nero
(racconto n.92

Gli esseri umani a volte portano davvero tanta sfortuna. Se non fosse che sono degli ottimi distributori di cibo bisognerebbe starne alla larga. Il bello è che loro stessi sono le prime vittime della propria negatività.
L’altro giorno stavo camminando lungo un marciapiede, di rientro da una divertente caccia al topo con una micina dal bellissimo pelo grigio quando ho avuto la riprova di quanto possano essere portatori di sventura.
Avevo appena iniziato ad attraversare la strada quando uno di quegli stupidi giganti senza pelo si è bloccato a guardarmi. Io mi sono bloccato a mia volta, fissandolo con occhi sgranati.
Sapevo che quando si mettevano a studiarmi a quel modo c’era di che preoccuparsi. Di solito lo facevano perché erano pronti a emanare una terribile ondata di energia negativa.
Come vi ho già detto, loro sono le prime vittime della loro stessa sfortuna. Mentre se ne stava lì a guardarmi con aria terrorizzata infatti, si sentì un grido improvviso.
Spaventato mi diedi alla fuga, ma feci in tempo a vedere un vaso di fiori finire dritto sulla testa dello iettatore.
Sebbene mi  venisse da ridere non mi fermai  di certo. Se non mi allontanavo subito come minimo in pochi secondi mi sarebbe piovuto in testa un cane lupo.
Purtroppo però la sfortuna era comunque riuscita a raggiungermi. Appena voltai l’angolo, mi ritrovai muso a muso con un enorme pastore tedesco che iniziò ad abbaiarmi contro, mostrandomi una fila di denti che avrebbero fatto rizzare il pelo a chiunque.
Gli soffiai contro, intimandogli di non avvicinarsi, e saltai sulla macchina più vicina. Appena mi preparai a balzare su quella successiva l’auto si mise in moto, facendomi rotolare per terra.
Ovviamente fui così sfortunato da atterrare male, ferendomi a una zampa su dei cocci di vetro.  Insomma ritornai nella mia tana zoppicando, con addosso la paura di finire in chissà quale guaio. Fortuna che la mia coinquilina umana, che per la cronaca ho esorcizzato con una buona dose di urina in modo che non mi portasse sfortuna, mi ha subito medicato la ferita e accudito com’è suo dovere fare.
Dopo quella terribile esperienza ho passato tre giorni nella tana prima di trovare il coraggio di uscire. Fortuna che a quel punto l’effetto della sfortuna era svanito.
Fatto sta che adesso non mi fermo più a guardare un umano che mi fissa. Un gatto nero in fondo dovrà pur proteggersi dalla sfortuna.


Pubblicato da Unknown alle 11:24  

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