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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Il Corvo

giovedì 27 dicembre 2012

Buonsalve amici! Scusate per il ritardo con cui posto questo racconto, ma sono rientrata da poco da Milano. La storia di oggi è ovviamente ispirata a una celebre poesia di Edgar Allan Poe. Spero vi piaccia ^,.,^

Il Corvo
(racconto n.118)

Erano passati molti anni da quando un corvo disse per la prima volta “mai più”, ma da allora niente era cambiato per quelle creature. Agli occhi del mondo essi continuano ad essere  portatori di morte e sventura, di angoscia e malanimo. Rack però non voleva essere così. Lui non era un corvo che accettava passivamente una simile fama. Fin da quando aveva imparato a volare si era opposto con tutte le sue forze a chi voleva fare di lui solo un simbolo della morte.
Per prima cosa si era sempre rifiutato di sfamarsi con un qualsiasi tipo di carne. Preferiva patire la fame e accontentarsi dei pochi semi che trovava in giro piuttosto che farsi vedere a nutrirsi in quel modo che lui trovava troppo barbaro per dei volatili fieri e saggi come i corvi.
A volte cercava di farsi vedere durante liete occasioni come matrimoni o feste di paese, ma ogni volta tutti i presenti sembravano adombrarsi alla sua presenza e finivano con lo scacciarlo in malo modo.
Un giorno decise di chiedere consiglio al corvo anziano del  suo stormo.
Si diceva infatti che il Vecchio Corvo avesse superato addirittura i settant’anni e che fosse uno degli esseri più saggi di tutto il cielo.
Si presentò da lui con il capo chino e tutta l’umiltà di cui era capace.
- Mi scusi, Vecchio Corvo. – disse. – Ho un dubbio che mi tormenta ormai da tempo e volevo chiederle un consiglio a riguardo.
Il Vecchio Corvo lo accolse nel suo nido e gli chiese cosa lo turbasse tanto, ma quando Rack gli raccontò dei suoi pensieri questi lo buttò giù dall’albero. Dopo un primo momento di smarrimento il giovane corvo spiccò il volo e ritornò sul ramo del vecchio. Questi però lo buttò giù ancora e ancora.
Quando Rack risalì sul ramo per la quarta volta, gracchiò con forza e fissò il vecchio arrabbiato. – SI può sapere perché continui a buttarmi giù?
- Non sono io. – disse il vecchio. – Sei tu che ti lasci buttar giù da quello che il mondo pensa di te. 
- Ma io…
Il vecchio lo zittì con un verso acuto. - Ricorda sempre, giovane corvo: gli umani potranno anche dire che siamo portatori di sventura, ma loro non saranno mai in grado di volare in altro quanto noi. Il loro mondo sarà sempre e solo quello che i loro piedi e le loro mani possono toccare.
Rack rimase con il becco aperto rendendosi conto di quanto fosse sciocco il suo disappunto.  Gli umani potevano scacciarlo e dire di lui ciò che volevano, ma questo non lo avrebbe resto diverso da ciò che era: un fiero corvo, capace di raggiungere gli angoli più estremi del cielo.



Pubblicato da Unknown alle 17:09  

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