Buoooooooooonsalve!
Questo racconto è nato pensando a quell’assurda diceria secondo cui i gatti
neri portano sfortuna. Sapete perché è nata questa assurda diceria? Perché in
passato i gatti neri venivano considerati come gli animali delle streghe e
perciò visti come portatori di male (o almeno è così che ho sentito dire).
Insomma una vera boiata. Ma se fossimo noi invece a portare sfortuna a loro?
Il gatto nero
(racconto n.92
Gli esseri
umani a volte portano davvero tanta sfortuna. Se non fosse che sono degli
ottimi distributori di cibo bisognerebbe starne alla larga. Il bello è che loro
stessi sono le prime vittime della propria negatività.
L’altro
giorno stavo camminando lungo un marciapiede, di rientro da una divertente
caccia al topo con una micina dal bellissimo pelo grigio quando ho avuto la
riprova di quanto possano essere portatori di sventura.
Avevo appena
iniziato ad attraversare la strada quando uno di quegli stupidi giganti senza pelo
si è bloccato a guardarmi. Io mi sono bloccato a mia volta, fissandolo con
occhi sgranati.
Sapevo che
quando si mettevano a studiarmi a quel modo c’era di che preoccuparsi. Di solito
lo facevano perché erano pronti a emanare una terribile ondata di energia
negativa.
Come vi ho
già detto, loro sono le prime vittime della loro stessa sfortuna. Mentre se ne
stava lì a guardarmi con aria terrorizzata infatti, si sentì un grido
improvviso.
Spaventato mi
diedi alla fuga, ma feci in tempo a vedere un vaso di fiori finire dritto sulla
testa dello iettatore.
Sebbene
mi venisse da ridere non mi fermai di certo. Se non mi allontanavo subito come
minimo in pochi secondi mi sarebbe piovuto in testa un cane lupo.
Purtroppo
però la sfortuna era comunque riuscita a raggiungermi. Appena voltai l’angolo,
mi ritrovai muso a muso con un enorme pastore tedesco che iniziò ad abbaiarmi
contro, mostrandomi una fila di denti che avrebbero fatto rizzare il pelo a
chiunque.
Gli soffiai
contro, intimandogli di non avvicinarsi, e saltai sulla macchina più vicina.
Appena mi preparai a balzare su quella successiva l’auto si mise in moto,
facendomi rotolare per terra.
Ovviamente
fui così sfortunato da atterrare male, ferendomi a una zampa su dei cocci di
vetro. Insomma ritornai nella mia tana
zoppicando, con addosso la paura di finire in chissà quale guaio. Fortuna che la
mia coinquilina umana, che per la cronaca ho esorcizzato con una buona dose di urina
in modo che non mi portasse sfortuna, mi ha subito medicato la ferita e
accudito com’è suo dovere fare.
Dopo quella
terribile esperienza ho passato tre giorni nella tana prima di trovare il
coraggio di uscire. Fortuna che a quel punto l’effetto della sfortuna era
svanito.
Fatto sta
che adesso non mi fermo più a guardare un umano che mi fissa. Un gatto nero in
fondo dovrà pur proteggersi dalla sfortuna.
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