Buonsalve! Questo racconto é nato durante la mia tradizionale maratona Natalizia di Ritorno al Futuro! Spero vi piaccia ^,.,^
Emozioni impreviste
(racconto n.117)
Jess si guardò attorno e vide solo una cosa attorno a sé: dolore. Non riusciva a credere che il suo mondo potesse essere stato così un tempo. Gli uomini attorno a lui sembravano così tristi e affannati. Davano l'impressione di non riuscire a capire cosa fare delle loro stesse vite. Nel futuro invece, nel mondo da cui lui proveniva, tutto era perfettamente organizzato e programmato. A ogni individuo veniva assegnato un ruolo fin dalla nascita e condotto fino ad esso passo dopo passo. Questo ovviamente rendeva tutto molto più semplice e impediva di provare qualsiasi forma di dolore o emozione inutile.
Se lui era tornato indietro infatti era solo per una ricerca scolastica. Lui era destinato a diventare un grande storico e quello sarebbe stato un passo importante per lui. Inoltre se si dedicava così tanto alla ricerca storica non era solo per il compito per cui era stato scelto. Lui amava davvero la storia e in modo particolare quella del XXI secolo.
In quel momento però provava solo una profonda tristezza. Non si sarebbe mai immaginato che degli esseri umani potessero vivere in quel modo. Vagò a lungo per le strade caotiche di New York cercando di capire come fosse la vita a quel tempo quando, all'improvviso, una ragazza lo urtò. Era una ragazza strana che se ne andava in giro con la testa fra le nuvole e dei grossi pacchi regalo troppo pesanti e ingombranti per lei..
- Scusi! - disse mortificata. - Mi scusi non l'avevo vista.
- Dove stava andando così di corsa? - chiese Jess.
Lei gli sorrise entusiasta, lasciandolo per un attimo senza parole. - Ha da fare?
Quando lui fece cenno di no col capo il sorriso della ragazza si fece ancora più ampio. - Bene allora! Venga con me. Ah! Il mio nome é Alissa.
Alissa lo guidò fino a un orfanotrofio dove bambini di età diverse l'accolsero con calore ed entusiasmo. Lì, la ragazza lasciò i doni che aveva con sé e, assieme a Jess, giocò a lungo con tutti loro. All'ora di cena i due se ne andarono per recarsi in una mensa dove servirono il pasto a decine di senza tetto.
Jess fu sorpreso di vedere come quei bambini e quegli uomini e quelle donne così disperati sorridevano e ringraziavano con sincero affetto per quei gesti così semplici. Allo stesso modo rimase affascinato da Alissa e dal modo in cui aiutava quelle persone. Quando poi la riaccompagnò a casa e lei gli raccontò del suo passato, per la prima volta provò emozioni così intense da sentire le lacrime salirgli agli occhi. Alissa era infatti cresciuta in quello stesso orfanotrofio e aveva passato lunghe sere in quella mensa, senza cibo né una casa dove andare. Dopo lunghi anni di sofferenze però era riuscita a trovare un lavoro e a crearsi una vita serena in un piccolo appartamento in periferia. Jess in quel momento capì la bellezza di una vita fatta di incertezza, una vita in cui era possibile tanto cadere in basso quanto riscattarsi dal dolore e dalla miseria. Capì che infondo era la possibilità di scegliere a rendere quel loro modo di vivere meraviglioso. Non tornò più nel suo tempo, ma al fianco di Alissa, divenne ciò che avrebbe sempre voluto essere: uno dei maggiori esperti di storia contemporanea.
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