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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Un lavoro di coltello

domenica 24 febbraio 2013

Buonsalve! Ho pensato a questo racconto perché oggi ho deciso di riguardarmi i primi due film del Padrino in vista di una recensione che dovrò scrivere sul romanzo "la famiglia Corleone". Buona lettura!

Un lavoro di coltello
(racconto n. 177)

Uccidere é più facile di quanto sembri. Tutto sta nel superare quel breve momento di esitazione in ci dubbi e paure si condensano facendoti tremare le mani ed esitare. Quando hai capito che non c'é niente in grado di impedirti di agire, ecco che tutto diventa più rapido, come se il tempo accelerasse lasciandoti da solo con la tua vittima e la tua arma.
Il mio mestiere però é molto diverso. É un lavoro minuzioso che richiede calma e precisione. Non importa quanto tempo ci vorrà, non importa quanto le tue mani si sporcheranno. Torturare un uomo é un arte che richiede un'estrema cura dei dettagli. Ricordo ancora la prima volta che ho torturato un uomo. Era un ragazzo che doveva avere poco più di vent'anni, il figlio di una banda rivale. I miei capi volevano che lo convincessi a rivelare dove sarebbe avvenuta un'importante riunione dei boss rivali. All'inizio provai a farlo parlare limitandomi a colpirlo con schiaffi e pugni.
Lui però rimase immobile, ignorando il dolore per i colpi subiti. Dopo un po' capii che dovevo fare di più. Sapevo che se lui non avesse parlato sarei stato io a pagare. Per questo decisi di ricorrere al coltello.
Incisi e tagliai strappando pelle e carne mentre lui cercava disperatamente di non urlare. Allora però ero inesperto e tagliavo con troppa veemenza e troppa profondità. In pochi minuti ero zuppo del sangue del ragazzo. Un'ora dopo lui ormai era al limite e mi supplicò di ucciderlo. Gli promisi che lo avrei fatto solo se mi avesse detto ciò che volevo. Stremato, mi disse tutto e in cambio io gli tagliai la gola.
Le notte successive furono un vero incubo. Ogni volta che chiudevo gli occhi rivedevo l'agonia del ragazzo e il sangue che mi arrivava fino ai gomiti.
Col tempo diventai più abile nel mio lavoro. Oggi potrei far soffrire un uomo per ore versando appena poche gocce di sangue.
Gli incubi però non sono mai svaniti, ma infondo sono solo inconvenienti del mestiere con i quali, col passare del tempo, s'impara a convivere. 

Pubblicato da Unknown alle 13:32  

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