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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Il sapore della sconfitta

venerdì 8 febbraio 2013

Buonsalve amici! Questo racconto è stato scritto perché, a volte, siamo così sicuri di noi stessi che non ci rendiamo conto che c’è e ci sarà sempre qualcuno più bravo di noi e che non bisogna ma smettere di crescere e imparare. A volte solo una sconfitta ci aiuta a ricordarlo.

Il sapore della sconfitta
(racconto n.161)


Lana viveva per la competizione. Erano anni che tirava con l'arco e ormai gareggiava a livello nazionale. Amava l'adrenalina che le attraversava il corpo durante una gara e l'esaltante euforia che la pervadeva nel momento in cui diventava consapevole della vittoria.
Per questo si allenava ogni giorno, faticando e sudando fino a quasi farsi sanguinare le mani. Voleva essere la migliore, raggiungere i massimi livelli e arrivare a vincere le olimpiadi.
Il suo non era solo spirito di competizione. Aveva una vera passione per quello sport al quale aveva dedicato così tanto di sé. Era tutta la sua vita, la sua unica certezza.
Poi un giorno qualcosa minò le sue sicurezze. Quella che si stava per svolgere era la competizione più importante a cui avesse partecipato. Se fosse arrivata prima avrebbe avuto le porte spalancate per competizioni a livello internazionale.
Avrebbe davvero lasciato un segno.
All'improvviso il suo sguardo incrociò quello di un'altra atleta.  Rimase come pietrificata. C'era in fuoco negli occhi di quella ragazza che le fece paura. Era determinata e appassionata, forse anche più di lei.
Lana scosse la testa e si concentrò sul momento. Non doveva lasciarsi distrarre.
La gara procedette bene e alla fine Lana si ritrovò alla pari con la ragazza che aveva incrociato.
Incoccò l'ultima freccia e liberò la mente. Un solo, ultimo colpo.
Ce l'avrebbe fatta. Non avrebbe sbagliato. Era lei la migliore. Fu un attimo. Scoccò la freccia. Quando alzò la testa sentì il mondo crollarle addosso. Aveva sbagliato. A differenza di quello della rivale il suo non era un centro perfetto.
Quando tornò a casa, in lacrime, la  sconfitta le bruciava ancora come acido nelle vene. Aveva fallito. Non era stata abbastanza brava. Per un po’ provò l'irrefrenabile desiderio di mollare. Passò tre giorni chiusa nella sua stanza senza vedere nessuno né allenarsi. Fu suo fratello a scuoterla. La trascinò fuori dalla stanza e la costrinse a prendere di nuovo l'arco in mano.
Quando lo tenne di nuovo stretto tra le dita, Lana capì che non poteva rinunciare. Era quella la sua vita, la sua passione. Sarebbe andata avanti portando con sé quella lezione. Non avrebbe mai dimenticato il sapore amaro della sconfitta. Ora era consapevole di non essere la più brava, che c'erano ancora molte avversarie da affrontare e sconfiggere prima di potersi definire tale.
Doveva crescere e migliorare. Solo continuando a farlo sarebbe stata davvero la migliore.


Pubblicato da Unknown alle 12:08  

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