Buonsalve! Ho
scritto questo racconto perché nell’ultima settimana sono andata in posta
almeno tre volte al giuorno ç,.,ç. Non ne potevo più!
Odio le poste!
(racconto n.301)
Io odio
andare alle poste. Trovo snervante il dover aspettare davanti a tanti,
irritanti sconosciuti di trovarsi di fronte a un arrogante idiota che pensa di
poterti rubare tempo ed energia facendo finta di lavorare.
Il mio
problema è che sono costretto ad andarci spesso per spedire pacchi e
raccomandate per il mio datore di lavoro. Ogni volta poi finisco sempre col
dover interagire con l’essere più irritante della terra: un ciccione saccente e
arrogante che sembra divertirsi a farmi aspettare le ore e a costringermi a
ripetere la fila per ogni minima imperfezione.
Lo odiavo. Io lo odiavo quasi quanto questa mia vita di merda fatta solo
per obbedire e aspettare.
Stamattina però
le cose erano diverse. Sono andato preparato, pronto ad affrontare quello
stronzo.
Sono entrato
in posta con una sicurezza che non avevo mai avuto, ho preso il numero e mi
sono messo a sedere, osservando con attenzione la gente attorno a me.
C’era una vecchietta
dall’aria stanca e depressa che forse, come ogni mese, sperava nel miracolo di
trovare qualcosa in più nella sua pensione. Dietro di lei, un ragazzo dall’aria
annoiata aspettava paziente il suo turno di poter pagare una bolletta per la
quale avrebbe quasi digiunato per tre giorni. Poco più in là, un uomo discuteva
animatamente il cellulare, lanciando occhiate impazienti al tabellone dei
numeri.
Dopo
un’attesa in apparenza interminabile
finalmente arrivò il mio turno. Fortuna volle che mi ritrovai allo sportello
gestito al mio idiota nemico. Gli consegnai la raccomandata da spedire e lui la
controllò con la sua impassibile, irritante saccenza.
All’improvviso
alzò gli occhi verso di me.
Sapevo che
stava per indicarmi l’errore che avevo volutamente commesso nel compilare il
modulo.
Quando aprì
bocca feci la mia mossa. In un attimo estrassi la pistola che tenevo nascosta
dietro la schiena e gli sparai un colpo in piena fronte.
Subito la
gente attorno a me iniziò a urlare e a scappare. Io però mi sentivo
soddisfatto.
Avevo posto
fine alla vita di quell’idiota. Ora non restava che fare lo stesso con la mia.
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