Buooooonsalve!
Questo racconto è nato rielaborando l’idea di base di una storia che avevo
scritto tempo addietro. Spero che vi piaccia!
Quando dei
delinquenti uccisero di fronte a me il mio ragazzo ho iniziato a vedere il
mondo con occhi diversi. Per sei mesi ho sperato che quegli assassini pagassero,
ma quando mi sono resa conto che non li avrebbero mai presi ho capito che non
esiste una giustizia se non quella che riesci a ottenere con le tue sole forze.
Per questo
ho imparato a difendermi, per questo ho trovato il modo di non essere più una
vittima.
Partendo dal
luogo dell’aggressione ho trovato persone in grado di portarmi da loro. Chissà
perché la gente è più incline a parlare con una bella ragazza con pochi abiti
addosso che con la polizia.
Li trovai in
un locale gothic pieno di deficienti che credevano di essere fighi solo perché
facevano foto in pose equivoche e non si lavavano i capelli da un mese.
I due se ne
stavano in disparte, seduti su un divanetto e si stavano preparando delle
strisce di coca mentre chiacchieravano come se niente fosse.
All’improvviso
però, uno di loro si accorse di me. – Ehi, bellezza! Vuoi unirti a noi?
Sorrisi
cercando di nascondere il mio ribrezzo. Non mi avevano nemmeno riconosciuta. Mi
avevano portato via tutto eppure non ricordavano nemmeno il mio viso.
Mi sedetti
tra loro e quello alla mia destra, dopo aver fatto sparire una striscia bianca
dal tavolo, cominciò subito ad allungare le mani.
Io in risposta
iniziai a strusciarmi e a stringermi a lui. Le luci molto basse ci permettevano
di non essere visti e il gruppo che si stava esibendo distraeva a sufficienza i
presenti.
Quando fui abbastanza vicina, feci scivolare
la mano nella borsa e tirai fuori uno dei due grossi chiodi che avevo all’interno.
La sensazione di sentirlo tra le dita, attraverso i sottili guanti in pelle,
era esaltante.
Fui veloce e
precisa. Affondai il chiodo centrando con precisione la carotide e glielo lasciai
dentro poi, altrettanto rapidamente, mi portai a cavalcioni dell’altro e gli
piantai il secondo chiodo in gola.
Rimasi per
un attimo a fissare i suoi occhi sgranati e terrorizzati poi scivolai via nel
buio del locale.
Me ne andai
senza provare quella soddisfazione che mi sarei aspettata. Forse non bastava essermi vendicata. Forse
dovevo fare di più e aiutare che come me non aveva avuto giustizia.
Forse non
era ancora arrivato il momento di fermarmi.
2 commenti:
Brava. Bell'idea e bei racconti (però a quello dei film horror c'è un refuso nel titolo)
Grazie mille! Titolo sistemato ^,.,^
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