Buonsalve!
Questo racconto è nato guardando una collana che ho preso da “Storia e Magia” un
splendido negozio di Roma che frequento praticamente da quando ha aperto. Il
ciondolo rappresenta un “uomo verde” uno spirito della natura rappresentato
anche nella bellissima cappella di Roslyn in Scozia.
Non avevo
mai amato i boschi. Li avevo sempre trovati noiosi e soprattutto pericolosi per
una ragazza come me. Insomma ho sedici anni, sono una cheerleader e l’ultima
cosa che vorrei fare durante il fine settimana è accamparmi in un bosco umido
senza niente da fare che chiacchierare con mio padre.
Lui però ha
sempre voluto un figlio maschio e visto che è riuscito a sfornare solo tre
femmine ha voluto compensare con me che sono la più grande. Per questo una
volta al mese mi toccava fare quelle assurde escursioni con lui.
Durante la
mia ultima escursione però accadde qualcosa che cambiò per sempre il mio modo
di vedere il bosco. Mi ero allontanata dalla nostra tenda per un attimo quando all’improvviso
si alzò una fitta nebbia che mi fece perdere del tutto il senso dell’orientamento.
Non so per
quanto tempo vagai, fatto sta che inciampai e rotolai giù per un pendio. Il
mondo si capovolse per un lungo momento e quando mi fermai avvertii un forte
dolore alla caviglia. Provai ad alzarmi, ma ogni volta che poggiavo il peso sulla
caviglia destra finivo col crollare di nuovo a terra.
Iniziai a
chiedere aiuto, tremando per il freddo e la paura. All’improvviso dalla nebbia
emerse una figura. Non avevo mai visto una cosa del genere. Era un uomo, con la
pelle verde e lunghi capelli fatti di foglie d’edera che si andavano a
confondere con una folta barba anch’essa di foglie. L’essere si chinò su di me
e mi poggiò la mano calda sulla caviglia.
Avvertii
subito un dolce tepore e un piacevole sollievo per tutto il corpo. Subito dopo,
mi porse la mano e mi aiutò ad alzarmi. Quando mi rimisi in piedi la foresta mi
apparve in maniera molto diversa. Non era più cupa e umida, ma calda e piena di
una vita che prima non riuscivo minimamente a vedere, creature invisibili che
riempivano l’aria di gioia e di canti.
Lo guardai e
gli sorrisi, ringraziandolo. Lui sorrise a sua volta poi mi coprì gli occhi con
una mano. Quando la ritrasse mi trovai di nuovo davanti alla mia tenda. Di lui
non c’era più alcuna traccia.
Da quel
giorno continuai a vedere la foresta con occhi diversi e cominciai a desiderare
di tornarci più spesso, nella speranza di rivedere il mio uomo verde.
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