Buonsalve a
tutti! Questo racconto è nato da alcune lezioni che ho imparato ultimamente. Ho
capito che puoi vivere una vita particolare, fatta di viaggi ed esperienze
particolari, ma se non hai qualcuno con cui condividerle, se non hai un posto
accogliente che puoi davvero chiamare casa anche la più grande delle avventure
vale ben poco. È un lezione che sto imparando adesso che comincio a progettare
una vita futura con un’altra persona e che sono davvero molto felice di aver
capito.
C’era una
volta un piccolo fiore che viveva in uno stato di perenne tristezza. Ogni
giorno la sua vita andava avanti apatica e ripetitiva, animata solo dalle
costanti visite del vento che gli raccontava di posti lontani e grandi
avventure in attesa di essere vissute.
Un giorno il
fiore prese un’importante decisione: sarebbe partito e avrebbe provato a
viaggiare per scoprire se le storie che gli raccontava il vento fossero vere.
Così decise
di legare tutta la sua essenza in un unico granello di polline e di lasciarsi
trasportare dal vento stesso mentre il suo vecchio corpo pian piano appassiva.
Come polline
si sentì finalmente libero. La prima cosa che vide dall’alto fu il grande
giardino in cui aveva trascorso tutta la sua esistenza. Si rese conto che in
realtà attorno a lui c’erano fiori e piante di ogni tipo e colore, fratelli e sorelle con i quali non aveva mai
avuto occasione di parlare.
Le strane
macchine create dagli umani per dar loro l’acqua entrarono in funzione e il
piccolo granello di polline vide la gioia dei suoi simili mentre venivano
nutriti e aiutati a crescere.
Si chiese
come mai lui non avesse mai gioito di tutto quello, perché fosse stato in
qualche modo cieco davanti a quella fortuna.
Poi il vento
lo portò lontano, nel cuore della città. Lì guardò sconvolto un mondo senza fiori che
crescevano spontanei dal terreno. Le poche piante che vedeva erano imprigionate
in ruvidi recipienti pieni di terra, drogate dai miasmi che sembravano essere
emessi dalla città stessa.
Il fiore
diventato polline supplicò il vento di portarlo via da quell’incubo. Si ritrovò
a odiarlo per avergli mentito sulle meraviglie del mondo.
Poi però il
vento gli fece un regalo: gli mostro che oltre il grigiore della città c’erano
altri giardini e boschi e prati ricchi di vita e bellezza.
Rasserenato,
il granello di polline continuò il suo viaggio finché all’improvviso, in un
prato, un fiore non attirò la sua attenzione.
Attratto dai suoi petali delicati sentì il suo desiderio di viaggiare
farsi più flebile.
Delicatamente,
si posò su quei petali e si rese conto che era quello che aveva cercato fin
dall’inizio del suo viaggio. Da quel tenero sentimento il fiore si rinnovò,
diventando seme per poi tornare ad essere se stesso.
Le sue
avventure non erano finite, anzi era consapevole di averne appena iniziata una nuova. Era stato
bello viaggiare come un granello di polline, ma aveva capito che, dopo un lungo
viaggio, era meraviglioso poter mettere di nuovo radici e iniziare una nuova avventura
con un nuovo amore e un posto da chiamare casa.
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