Buonsalve! Questo
racconto è nato per via di un momento di sfiga acuta avuto venerdì scorso. Diciamo
è nato un po’ per esorcizzarla. Ah! La parte finale mi è successa realmente
circa due anni fa. Mi è saltato l’hard disk esterno e ho rischiato di perdere
quasi quattro giorni di lavoro. Il mio ragazzo è rimasto al telefono con me
fino alle 3 del mattino per aiutarmi a salvare i dati. XD
Non so se vi
è mai capitato di avere una giornata no e non parlo solo di un giorno in cui magari
si è di cattivo umore o particolarmente pessimisti, ma di quei momenti di vera
e propria sfiga che sembrano non volerti darti tregua.
Beh, per me
ieri è stata una di quelle giornate.
Mi chiamo
Sandra e lavoro in una pasticceria molto rinomata di Torino. Oltre a realizzare
dolci mi occupo, in caso di bisogno, anche delle consegne a domicilio.
La mattina
era iniziata già di per sé in maniera disastrosa: la sveglia non ha suonato e
finito col svegliarmi con quasi venti minuti di ritardo, sono schizzata fuori
dal letto e infilata di corsa sotto la doccia che, ahimè, ho dovuto fare fredda
perché mi ero dimenticata di accendere lo scaldabagno.
Quando sono
arrivata in negozio ho trovato il caos. Tutti gli addetti alle consegne erano
malati il ché voleva dire che mi sarebbe toccato consegnare almeno una ventina
di dolci in giro per la città entro le sette di sera per poi finire una torta
di compleanno per il giorno dopo.
Ovviamente
niente andò per il verso giusto. Dal tremendo traffico per via di un brutto
incidente in Corso Francia alla mia macchina che ogni tanto si fermava senza un
motivo apparente, riuscii a malapena a consegnare i dolci. Feci un ritardo tale
che dovetti sorbirmi tante di quelle lamentele che mi sarebbero bastate per una
vita. All’ultima consegna poi, quando ormai stavo tirando un sospiro di sollievo,
ho finito con l’inciampare su un gradino, rovesciando il dolce addosso alla cliente.
Fortuna che
era imballato altrimenti oltre a restituirle i soldi pagati avrei anche dovuto
rimborsarle le spese di tintoria del vestito.
Dopo quella
figuraccia tornai in negozio, stanca e demoralizzata. Per scoprire che la torta
che dovevano preparare quella sera non era stata nemmeno iniziata.
Rientrai a
casa che erano già le dieci e mezza di sera.
Mi feci una
doccia e misi su l’acqua per la pasta. Che ovviamente feci scuocere per essermi
appisolata sul divano. Alla fine, dopo essere riuscita a mangiare, sospirai di
sollievo al pensiero che quella giornataccia fosse finalmente terminata.
Accesi il
computer per controllare la mail, ma quando lo feci l’hard disk decise che era
arrivato il momento di piantarmi in asso. Imprecai poi mi venne un dubbio.
Guardai l’orologio
e sgranai gli occhi. Erano le 11.55
A quanto
sembrava la giornata non era ancora finita.
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