Buongiorno
mondo! Questo racconto è stato ispirato da Supernatural, una serie televisiva
che ADORO fin da quando è uscita.
Essere un
angelo non è semplice come si pensa. Bisogna sempre prendere scelte difficili
che potrebbero interferire con l’equilibrio dell’intero universo o fare cose che
non si possono definire propriamente “angeliche”.
Il mio nome
è Mahasiah e sono un Serafino. Non mi capita spesso di scendere sulla terra salvo
in casi davvero importante e la missione che sto per affrontare lo è sicuramente.
Il mio
compito consiste nel dare la caccia a un demone, un demone che sta cercando di
interferire con la vita di una donna il cui destino sarà molto importante.
Ovviamente
non posso rivelare il suo nome, ma sappiate che le sue parole influenzeranno
molte vite e che deve essere protetta. L’ho sorvegliata a lungo, in attesa che
quel maledetto demone facesse la sua mossa finché non l’ho visto farsi avanti.
Si avvicinò
a lei in un bar, con la sua forma umana
sfacciata e affascinante. Quasi mi venne da ridere quando la ragazza lo liquidò
in malo modo. Non era certo una che si lasciava corrompere tanto facilmente.
Quando uscì
il demone emanava una furia spaventosa. Ovunque passava le piante si seccavano
come se fossero state private completamente della luce del sole per giorni.
Era la mia
occasione per affrontarlo. Iniziò a vagare per le strade della città
rimuginando probabilmente sulla prossima mossa da fare.
All’improvviso
svoltò di fretta in un vicolo. Lo raggiunsi, ma mi ritrovai in una stradina senza
uscita completamente deserta. Di lui non c’era più traccia. Sospirai e strinsi
i pugni.
In un attimo
il demone si avventò su di me, le dita del suo corpo umano trasformate in
lunghi artigli.
Lo schivai
per un pelo, riuscendo a portarmi verso l’uscita del vicolo.
- Non sei
stato tanto furbo a seguirmi in questo modo, angioletto. – mi sbeffeggiò.
Scrollai le
spalle della mia incarnazione con totale indifferenza. – Credi che abbia importanza il fatto che tu
ti sia accorto di me?
Lui
sghignazzò. – Eccome. Sai che non puoi sperare di uccidermi in uno scontro
diretto.
Le mie labbra
si piegarono in un sorriso. – Il difetto di voi demoni è che siete davvero
troppo sicuri di voi.
Senza
lasciargli il tempo di rispondere, sfoderai la pistola che nascondevo sotto la
giacca e gli sparai un colpo alla rotula.
Lui urlò
finendo a terra, sanguinante mentre il proiettile con inciso un potente
esorcismo gli bruciava la carne dall’interno.
Mi avvicinai
guardandolo con tutto il disprezzo che provavo per quelli della sua razza e
sparai un altro colpo, questa volta mirando al braccio.
Il demone
urlò ancora poi mi guardò con un’ombra di terrore negli occhi. – Tu… non puoi
farlo! Non puoi torturarmi così! Non…
Sparai un
altro colpo, questa volta alla gamba ancora sana. – Solo Dio è perfetto e
misericordioso, demone. – sparai ancora. – E mi dispiace per te, ma io non sono
Dio.
Sparai
ancora quattro colpi, due agli arti ancora sani e due alle spalle poi puntai l’arma
alla sua testa. Un ultimo colpo e pochi secondi dopo mi stavo già allontanando,
invisibile agli occhi dei mortali.
C’era solo
una cosa che non riuscivo a capire di quella situazione: quel demone era un
pesce davvero troppo piccolo per aver avuto il compito di occuparsi di una
persona come lei.
Forse i
demoni ancora non avevano capito davvero la sua importanza o forse quello era
solo un primo passo verso un piano più complesso.
Scrollai le
spalle e spiegai le ali per spiccare il volo.
Ci avrei
pensato al momento opportuno. Per il momento il mio compito era finito.
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