Bonsalve! Un racconto che parla di come spesso i veri mostri non sono quelli che vagano nel mondo, ma quelli che vagano all'interno del nostro essere.
La creatura
(racconto n.129)
La creatura
(racconto n.129)
Marcus si era chiesto spesso come fosse possibile per lui dimenticare. Niente gli avrebbe mai fatto dimenticare l'orrore e il dolore a cui aveva presi parte.
Tutto era iniziato come una mattina normalissima. Era uscito con Marie, la sua ragazza ormai da diversi anni, per una gita fuori porta, una scampagnata nei boschi che avevano progettato ormai da tempo.
Avevano fatto un meraviglioso pic nic, supportati da una splendida giornata di sole che rendeva la temperatura primaverile mite e piacevole.
All'improvviso però, mentre s'inoltravano nel bosco, un vento gelido cominciò a scuotere le fronde degli alberi. La luce del sole sembrò farsi più debole, come oscurata da una tetra ombra. Poi arrivò il dolore.
Si diffuse dal fiancò annebbiandogli per lunghi momenti la vista e la mente. Crollò in ginocchio e solo l'urlo di Marie lo fece riprendere.
Quando alzò gli occhi verso di lei, vide un uomo chino sul suo corpo. Con una lama affilata le stava pian pian lacerando la carne, strappando via la pelle mentre col volto estasiato gioiva di ogni lamento della ragazza ancora in vita.
Marcus non poté fare niente se non guardare mentre lui la riduceva a un ammasso di carne informe, strappando e lacerando con una forza e una brutalità che non aveva niente di umano.
All'improvviso la creatura alzò di scatto la testa e si guardò attorno. I suoi occhi ambrati si posarono su di lui e Marcus sentì il dolore travolgerlo nuovamente e il buio avvolgerlo completamente.
Quando si risvegliò si trovava in un ospedale non molto distante dal bosco in cui era stato aggredito. Era in manette e c'erano delle guardie alla sua porta. Appena vide la polizia entrare nella sua stanza ebbe una bruttissima sensazione. Qualcosa si incrinò nella sua mente quando gli dissero di averlo trovato privo di sensi con i vestiti completamente sporchi del sangue della sua ragazza. All'inizio tentò di difendersi, ma in un attimo i ricordi lo travolsero con violenza. Ricordò la creatura alzare gli occhi verso di lui, gli occhi che brillavano su un volto identico al proprio. Ricordò il suo piacere mentre uccideva e la sensazione di trovarsi come immerso in uno strano sogno, il sogno di una belva affamata di violenza che, nel profondo del suo subconscio, attendeva di avere di nuovo il suo momento.
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