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365 racconti per 365 giorni

Una sfida con me stessa, un racconto da scrivere ogni giorno per divertire e divertirmi.

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365 Stories from my Head

Tu sei pazzo

giovedì 15 agosto 2013

Buonsalve! Un racconto sulla pazzia e sullo sdoppiamento della personalità. Buona lettura! ^,.,^

Tu sei pazzo
(racconto n.349)

- Tu sei pazzo, lo sai? – mi disse l’altro me.
- È probabile, ma non accertato. – risposi io.
- E allora come spieghi che parli con te stesso? – ribatté l’altro me.
- Molti lo fanno quando passano tanto tempo da soli. – dichiarai con sicurezza.
- Sì, ma di solito gli altri non ricevono una risposta.
Quello scocciatore cominciava davvero irritarmi. – Senti ti rendi conto che stiamo lavorando? Non è il momento di discutere!
- Ma sentilo! Come se tu fossi sempre concentrato durante il lavoro. – sbuffò l’altro me stesso. – Di solito sono io quello che s’impegna veramente!
Non potei fare a meno di dargli ragione. Scossi la testa e decisi di concentrarmi su quello che stavo facendo e sull’uomo legato di fronte a me.
I suoi occhi erano pieni di terrore, un terrore che mi strappò un brivido di piacere.
– Allora vuoi parlare? – gli dissi. – Dimmi quello che voglio se non vuoi che proceda con te.
Lui però mascherò il suo terrore dietro un’aria di disprezzo e superiorità. Mi sputò su una scarpa, cosa che mi diede non poco sui nervi. Gli diedi un pugno, spaccandogli il naso di netto.
- Come vuoi… - sibilai. – Vorrà dire che con te lavorerò seriamente.
Lasciai emergere l’altro me che afferrò le lame che avevo già preparato per lui. L’altro me tagliò, segò e strappò, lacerando carne, tendini e muscoli. Per tutto il tempo, l’altro me rise come il folle che era, gridando ogni volta che ci arrivava qualche schizzo di sangue sul volto.
- Hai fatto un buon lavoro. – dissi dopo aver ottenuto le informazioni che sarebbero state utili al mio capo.
- Come sempre. – disse l’altro me stesso osservando il corpo martoriato della nostra vittima. – Ti ho già detto che sei pazzo?
- Almeno un migliaio di volte. – dissi togliendo la sicura alla mia pistola.
- Sì, sei davvero pazzo. Non puoi parlare con me come se niente fosse e poi sbarazzarti di un corpo in maniera così rapida! – si lamentò.
- Senti ti ho fatto divertire se non sbaglio quindi non rompere! Abbiamo ben altro da fare che star qui a fare a pezzi questa merda.
L’altro me stava per ribattere, ma io lo zittii freddando la nostra vittima con un colpo alla testa.
Quel lavoro era finito, ma io e l’altro me avevamo altri compiti da svolgere.
- Tu sei pazzo, lo sai?

- Lo siamo in due, amico. – ribattei all’ennesima domanda dell’altro me. – Lo siamo in due.


Pubblicato da Unknown alle 10:38  

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